Friday, October 08, 2010

LO SCEMPIO



ARRIVA L'IKEA A LA LOGGIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!! LEGGETE E RIFLETTETE...
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/353302/


Che dire,
trattengo a stento le lacrime di gioia...spero proprio che basti
qualche milione di metri cubi di cemento ad eliminare finalmente quel
...poco, fastidioso, verde superstite a La Loggia! Nel dubbio meglio
abbondare, fatevi sotto ragazzi...giù con gru,escavatori,betoniere, chi non può aiuti a mani nude...il bengodi... è arrivato anche per noi, finalmente!!!Già
che si siamo comunque, io penserei un pochino più in grande: perchè non
realizzare un bel sarcofago di cemento, tipo quello sul reattore 4 di
Cernobyl sopra il Po e poi, sopra quell'area, finalmente liberata dal
fastidioso corso d'acqua, costruire, che so un bel megaparcheggio con
annesso centro commerciale? Mica roba grande o invasiva, due/trecento
ettari di adorabile asfalto, che tanto ci aiuta a combattere la calura
estiva..Poi però, suggerirei di pensare anche ad allestire
un Museo della Memoria...con dentro un metro quadro di prato...a perenne
ricordo dell'assassinio perpetrato ai danni della Natura, magari lo si
potrebbe costruire vicino al nuovo asilo e portare i bambini di domani a
vedere...quelle cose ormai estinte e comunque irrimediabilmente
superate...l'erba, i fiori...

Le generazioni future ci faranno rivoltare nella tomba a forza di urlarci VERGOGNA!Ma..non era la sinistra che aveva "nel proprio DNA"
la questione ecologista? No, perchè qui si parla solo di denari in
tasca..boh, ci sarà una svista...comunque bando ai sentimentalismi,
forza..avanti col calcestruzzo, dai Gianni, che è l'era dell'ottimismo!!!!!

Ed ecco un paio di articoli interessanti, pubblicati a Marzo 2009 da Repubblica, aiutano a capire un po' meglio cosa sta succedendo....


Così il cemento "mangia" il suolo: in 16 anni costruita un´altra Torino

L´Osservatorio della Provincia: dal 90 al 2006 ville e capannoni per 7.500 ettari




di Stefano Caselli da Repubblica del 28/3/09 – Cronaca di Torino



In soli sedici anni, tra il 1990 e il 2006, ci siamo costruiti un´altra Torino. Ma questa volta non si parla di immagine, di una città nuova, post-industriale, moderna e olimpionica. Parliamo di mattoni veri e non metaforici: case, villette, capannoni, aree agricole cementificate. È il risultato di una ricerca dell’Osservatorio sullo sfruttamento del suolo della Provincia di Torino. Nel periodo di tempo considerato - 1990-2006 appunto - la superficie edificata del territorio provinciale è aumentata di 7.500 ettari: una fetta di Piemonte più o meno corrispondente all’estensione del comune di Torino.


La Provincia di Torino è oggi l´unica in Italia ad aver istituito un Osservatorio sul consumo del suolo che, analizzando i dati urbanistici a partire dal 1820, è giunta alla conclusione che il nostro territorio - probabilmente - è già al di là della soglia di sopportazione: «Servono informazioni per sensibilizzare la coscienza di chi governa il territorio - dice il presidente Antonio Saitta – l’Osservatorio non è un no allo sviluppo, è la risposta a chi propone la deregolamentazione urbanistica, in cui ognuno ha licenza di occupare e di sprecare. Servono nuove regole».


«Il problema del consumo del suolo - spiega Paolo Foietta, direttore dell’Area Territorio della Provincia di Torino - è oggi il nodo principale dal punto di vista urbanistico. Il processo di cementificazione sta portando a un progressivo depauperamento delle risorse naturali e alla crescita smisurata dei costi economici ed energetici cui viene sottoposto il territorio. Continuare a costruire è anche e soprattutto un fattore di rischio. Gli studi condotti finora sono illuminanti nell’interpretare i fenomeni di dissesto e criticità verificatisi negli ultimi anni. È bene ricordarlo, soprattutto in questi tempi di non ben definiti “piani casa” contro la crisi».


Lo sfruttamento del suolo - stando ai dati dell’Osservatorio - non sembra affatto corrispondere alle esigenze della comunità. Se infatti un tempo si costruiva per dare case a chi non ne aveva, oggi non è più così. L´impennata della curva del cemento corrisponde infatti a un periodo di flessione demografica. A partire dal 1990 la popolazione residente della Provincia di Torino - pur con qualche lieve dato in controtendenza negli ultimissimi anni - è diminuita come non accadeva da 200 anni. Se in parte ciò può essere dovuto al cambiamento dei nuclei familiari e alla tendenza al decentramento abitativo, le ragioni sono soprattutto economiche: «Il fenomeno si è ulteriormente accentuato a partire dal 2000 - prosegue Foietta - quando si sono interrotti i trasferimenti statali ai comuni, che infatti hanno costruito per far cassa. È arrivato il momento di dare un valore al suolo libero proprio in quanto libero, non in quanto potenzialmente edificabile. Altrimenti la situazione non potrà che peggiorare».





Un fenomeno preoccupante, è tempo di cambiare le leggi
Processo intensificato negli ultimi anni nonostante il calo demografico




di Luca Mercalli da Repubblica del 28/3/09 – Cronaca di Torino



Tra i tanti problemi ambientali che si stanno palesando, il consumo di suolo è tanto drammatico quanto ignorato. Se un inquinamento da rifiuti tossici è immediatamente percepito come una grave minaccia la cementificazione, al di là di un apparente danno estetico per la comunità locale, viene addirittura percepita come un valore.


Si pensa: più sviluppo, più lavoro, più infrastrutture. Il fatto è che il valore del suolo è molto più elevato del profitto immediato ottenuto dal cambiamento di destinazione d´uso. Il suolo offre servizi ambientali, produttivi ed estetici insostituibili: depurazione dei rifiuti organici e chiusura dei cicli degli elementi, filtrazione dell’acqua e mitigazione del rischio alluvionale, produzione alimentare e di materie prime vegetali, rifugio per la biodiversità, luogo di ricreazione spirituale e fruizione turistica.


La formazione del suolo è un processo millenario, la sua distruzione, che una ruspa opera in pochi minuti, è un processo irreversibile, che pesa sul presente e su un lunghissimo futuro, privando gli abitanti di un territorio della base stessa di sussistenza alimentare. La dilapidazione del patrimonio pedologico affligge inoltre i suoli migliori, quelli delle pianure irrigue, facili da edificare e vicini ai centri urbani e ai nodi viari.


Bene ha fatto la Provincia di Torino a istituire un osservatorio permanente sul consumo di suolo, il primo passo per la salvaguardia di questo bene non rinnovabile è la conoscenza dell’evoluzione nel tempo del fenomeno, indagato attraverso il confronto della cartografia storica fin dal 1820 e poi delle fotografie aeree. Il quadro che ne esce è preoccupante, con un’artificializzazione del territorio che raggiunge attualmente il nove per cento dello spazio provinciale, con punte del 50-60 per cento nell’area metropolitana torinese.


Appare anche come negli ultimi anni tale processo si sia intensificato pur in assenza di una reale necessità di natura demografica, a causa di leggi poco lungimiranti che concedono ai comuni di finanziare le spese correnti con gli oneri di urbanizzazione, un po’ come vendere un rene per pagarsi la spesa al supermercato. Se le leggi devono difendere i beni comuni, allora è venuto il momento di cambiarle.

2 comments:

gianfranco said...

di un pò Davide.
ma tutto quello schifo si vede dal balcone di casa tua?
perchè se così fosse, ti porta via una bella fetta di orizzonte astronomico, senza contare poi che ci saranno delle megailluminazioni notturne.
ma sai che per almeno un anno se così fosse non potrai più fotografare da lì?
ma ti conviene ancora stare lì?
forse ti consiene far merrere le ruote all'osservatorio e un gancio di traino e trasportare il tutto al campeggio dalai lama no?
almeno lì troveresti nuovi e vecchi amici (ora cè anche Saro) che ha comprato a 10m da me
cieli gruati!
Gianfranco

Enrico said...

Che ci vuoi fare!

Il dio denaro e' venerato da destra come da sinistra.

Purtroppo i politici non sanno guardare oltre il prorpio naso (n.d.r. elezioni).

Eppure ovunque sul web si puo' verificare come la distruzione del verde, e principalmente dei boschi, produca riduzione delle precipitazioni e di conseguenza desertificazione.

Almeno mettessero in conto per ogni nuovo insediamento una adeguata superficie da dedicare a verde pubblico!

Ciao
Enrico